Quando racconto in giro che Snapchat è conteso a suon di miliardi fra i vari giganti, molti mi dicono “guarda che forse hai letto bilions invece di milions!”
Cercando in rete, le cifre sono confermate: tra i 3 e 4 miliardi da Goggle e Facebook.

La domanda sorge spontanea: cosa se ne fa Facebook di una chat a là “Mission: Impossible”?
Non conserva nemmeno i dati degli utenti!

Poi inciampo su questo articolo:
http://www.ninjamarketing.it/2013/11/18/snapchat-sara-la-prossima-frontiera-del-marketing/

E comincio a ricollegare altre informazioni:

  • Snapchat è usato dai teen
  • Facebook sta riscontrando un’abbandono da parte degli stessi teen: i ragazzi stanno cercando un altro luogo dove vivere la propria vita digitale a debita distanza dai loro genitori.

Quindi si potrebbe pensare ad una semplicissima operazione per recuperare utenza dai 13 ai 20&qualcosa, in realtà potrebbe essere un piano più complesso.
Da una parte abbiamo la ghiottissima ipotesi esposta dai Ninja: l’esposizione di un coupon con un’impulso all’acquisto dopato dallo scadere dell’offerta fra 30 secondi (veri, non come il “il riservato alle prime 100 telefonate!”). Praticamente un potenziale di conversione mostruoso.
Dall’altra abbiamo caratteristiche antitetiche a Facebook: niente informazioni che restano tutta la vita in bacheca, nessun problema relativo a privacy impostate male.

Ipotizziamo che Snapchat sia il primo tassello di una campagna acquisti e che in programma ci siano altre applicazioni che spopolino tra i giovani: tutte queste messe insieme possono costituire quello che Brian Solis qualche tempo fa definiva “il sistema operativo sociale”, sistema operativo che potrebbe avere caratteristiche diverse da quello attuale.
Quindi da un punto di vista strettamente teorico, Zuck potrebbe far evolvere quella applicazione, insieme alle prossime che potrebbe comprare, in un sotto-ecosistema di Facebook.

Se per esempio dividiamo due ere geologiche in questo modo:

  1. Prima era 2007 – 2010
  2. Seconda era 2010 -2013

Otteniamo questa situazione

Azione Prima Era Seconda Era
Trovare gli amici Facebook Facebook
Pubblicare le foto Facebook Instagram
Inviare messaggi Facebook Wazzup, We chat, ecc..

Quello da cui deve guardarsi Facebbok è il fatto che un insieme di 2 o 3 app potrebbe rendere obsoleto Facebook per un teen la cui rete sociale si muove più dinamicamente rispetto a quella degli adulti.

Un adulto ha – addirittura in Italia da sempre tecnofoba e restia al cambiamento – ha la sua agendina di contatti sul sito blu, ci interagisce e difficilmente lui e suoi coetanei cambierebbero sistema: è  durissimo per un competitor riuscire ad  apportare una value proposition tale da far migrare l’utenza, senza considerare che facebook ha raggiunto la madre di tutte le masse critiche.

Un teen invece ragiona con criteri completamente opposti: per lui è facile spostarsi dal momento che il suo grafo sociale è più dinamico, potrebbe sì tenere l’account Facebook, ma ridurrebbe drasticamente l’attività e la percezione del sistema virerebbe velocemente in un hub di contatti e nulla di più. Inutile specificare che ad un minor utilizzo da parte degli utenti corrisponde un calare delle impression degli ads.

Dopo un’era così sovra-esposta di nome+cognome i ragazzi potrebbero scoprire il brivido dell’anonimato che una volta era strettamente legato alla rete, pensiamo anche solo ai nick di #IRC e ai mille contesti underground, la prima app che consenta di muoversi anonimamente potrebbe riscuotere un repentino successo.

Facebook, per come lo conosciamo oggi, è indissolubilmente legato alla propagazione delle informazioni: anche la semplice notifica in altro a destra “il tuo amico ha appena commentato l’ennesimo post polemico sul governo” è il fulcro dell’attività dell’utente, quindi della sua assuefazione fidelizzazione.
L’avere la possibilità di creare un sotto-mondo che diventi una sorta di dimensione parallela per gli utenti, potrebbe diventare un fattore determinanti per evitare emorragia di utenza.

Dobbiamo tenere a mente Myspace: nonostante il rilancio e il restyling, non è riuscito a ri-acquisire tutta l’utenza della sua golden age of grotesque (per grotesque intendo le onnipresenti gif animate sui profili).
Nel caso di Myspace il focus ora è sulla musica, quindi può ragionare su quantità di utenti e dinamiche di espansione diverse;
Facebook non può invece permettersi altrettanto: cambiare valore d’uso risulterebbe estremamente complesso e più difficile rispetto a Myspace che aveva comunque quell’essenza band-oriented sin dagli albori.

Il sotto-ecosistema diventa fondamentale: ipotizzando che questo sottosuolo divenga un ambiente alternativo, questo potrebbe prosperare – e soprattutto convertire – più dell’altra “dimensione”, senza che le due cose vadano in conflitto l’una con l’altra. Quindi se ipotizziamo un ecosistema composto da 1,2,3,N app che si alternino a seconda di come gira la tendenza, di solito estemporanea ed estremamente volatile, abbiamo Facebook che riesce a cogliere due palle al balzo contemporaneamente:

  1. mantenere le galline nell’ovile
  2. monetizzare su tutti i fuochi di paglia di tendenza che si affacciano all’improvviso
  3. riuscire comunque a far diventare facebook hub di tutte le attività del suo business model multisided.

Se Zuck riesce ad accaparrarsi le app “giovani” può continuare ad usare Facebook per attrarre clientela business che poi investe nell’advertising sulle stesse app.

A tutto questo basta aggiungere il login tramite facebook et voilà: l’app risulta all’utente completamente riservata dal momento che non c’è nulla di pubblico e può postare pensierini sotto l’identità di Fragolone-DJ-Goth, ma in realtà il nostro Virginio Scotti Junior è  profilato quindi gli ads che arrivano sull’app sono mirati.

Mark ha puntato su snapchat dal momento che la sua fortuna è nata dai giovani e si rende conto che una volta persi quelli rischia grosso: nella fascia più adulta siamo arrivati al punto dei marpioni da Linkedin, ergo la società potrebbe evolversi – anche nel segmento diversamente teen – in direzioni impredicibili.

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