Oggi abbiamo ospite in studio Gianluca Massini Rosati che da un po’ di tempo sta portando avanti il progetto soluzione tasse.

L’ho agguantato per fargli un paio di domande scomode riguardo al magico mondo della fiscalità.

Quando si tratta di competenza nel fare il lavoro dal punto di vista materiale/tecnico in Italia siamo pieni maestri d’arte: abbiamo un inclinazione all’artigianale che è titanica.

Quando si tratta di fare cose come raccontarsi bene nella comunicazione spesso non abbiamo narrazioni all’altezza di tale maestria.

…e quando parliamo di tasse, bolli e tutte le altre scartoffie, come siamo messi?
Quali sono gli errori più comuni che vedi fare dalle aziende? 

Utilizzo di forme societarie inadeguate per fronteggiare l’avanzata del Fisco

La scelta della forma giuridica è fondamentale: determina l’insuccesso o il successo dell’impresa, nonché il carico fiscale alla quale è sottomessa. Le forme giuridiche meno opportune per fare business sono le società di persona (sas e snc) e ditta individuale.

Perché? Hanno una tassazione elevata che può arrivare fino al 43% di Irpef + Inps. In più non proteggono il patrimonio aziendale.

Nessun processo di pianificazione della protezione patrimoniale

Chi fa impresa, deve sapere che, il proprio patrimonio aziendale, è esposto a numerosi rischi. Alcuni di carattere economico o imprenditoriale o addirittura eccezionale. Proprio per questo, per evitare di perdere tutto è quasi obbligatorio proteggere il patrimonio aziendale.

La prevenzione e la pianificazione per tempo è fondamentale per salvaguardare il patrimonio dell’imprenditore e della sua famiglia, ossia la ricchezza creata. Purtroppo, però, gli imprenditori si accorgono di dover fronteggiare l’avanzata dei creditori solo quando ormai il patrimonio è attaccato. E quindi per rimediare ricorrono a strumenti non contemplati dal nostro ordinamento raddoppiando il rischio a cui sono sottoposti.

Intestazione di beni

Acquistare un immobile o attrezzature alla società o ditta individuale.

Perché? Se fallisce la società o la ditta l’immobile finisce nelle mani del creditore (Fisco, banca o fornitori).

Quindi cosa fare? Comprare l’immobile con un’altra società partecipata della società operativa che dia a noleggio questi beni per esercitare l’attività.

Rimborsi gonfiati

La nota spese gonfiata, come il documento per importi fittizi, rientra infatti nel campo della dichiarazione fraudolenta, e quindi in caso di controlli fiscali è soggetta ad una sanzione penale.

Se la società porta in deduzione le spese per trasferte richieste a rimborso devono essere documentate per evitare poi guai con il Fisco.

L’impresa deve stabilire una corretta procedura contabile e fiscale per la gestione dei rimborsi allo scopo di essere:

  • esenti da tassazione per il dipendente;
  • non gonfiati dal dipendente;
  • deducibili fiscalmente per l’impresa (che li eroga sulla base di idonea documentazione).

Rimborsi km gonfiati

Chi si sposta dal luogo abituale di lavoro per conto dell’azienda stessa, ma con la propria auto, ha diritto ai rimborsi chilometrici. 

La base di calcolo sono i valori stabiliti dalla tabella ACI tenuto conto di determinati limiti fiscali:

  • 17 cavalli fiscali per le auto a benzina.
  • 20 cavalli fiscali per le auto diesel.

La normativa lo dice chiaramente: devi dedurre entro quel limite, mentre la quota superiore ai limiti è indeducibili. Il problema è saperli calcolare: restituire tutto quello dedotto, più sanzioni e interessi sembra impossibile, ma è molto semplice.

Errori nell’utilizzare il marchio e royalties

Gli errori che si possono commettere sono tanti, ma in particolare 3: 

  • registrare un marchio già utilizzato sul mercato; 
  • mancato rispetto del principio di inerenza con la deducibilità dei costi per le royalties pagate;
  • valutazione elevata del marchio e di conseguenza royalties gonfiate.

La somma delle Royalties viene commisurata al valore del marchio stesso. La valutazione deve essere fatta dopo un’analisi approfondita della realtà aziendale, del mercato di riferimento, della riconoscibilità e dalla sua diffusione. Molto spesso questo non succede, purtroppo: quindi senza alcun riferimento al mercato o al fatturato prodotto.

Siccome ogni settore ha le sue peculiarità ci sono cose (leggerezze) tipici di alcuni settori?

  • Professionisti che fatturano tanto e che non esercitano attività mediante Società tra professionisti ignari dei benefici fiscali e non che la stessa può erogare a questi.
  • Attività che comportano continui spostamenti, anche quotidiani, senza sfruttamento di eventuali indennità di trasferta o rimborsi chilometrici.
  • Investimenti (immobili, opere d’arte, titoli ecc.) effettuati con la stessa società che svolge l’attività operativa espondendoli, quindi, ai rischi quotidiani della gestione.
  • Mancato sfruttamento di agevolazioni fiscali: pensiamo, per esempio, a tutte le agevolazioni per investimenti 4.0 o beni strumentali.
  • Scarsa attenzione al costo del lavoro: mancato sfruttamento di welfare aziendale per i dipendenti ed agevolazioni per programmi formativi.

Leggo ciclicamente che fondi europei destinate alle aziende per formazione, ammodernamenti, eccetera tornano spesso indietro perché non abbiamo saputo utilizzarli.
Secondo te a cosa è dovuto questo paradosso “ti diamo i soldi ma voi (aziende) non li usate”?

Il motivo principale è la mancanza di consulenza specifica da parte dei professionisti. Questo non per scarse competenze, ma per mancanza materiale di tempo: la troppa burocrazia legata alla gestione della contabilità ordinaria, non lascia tempo al professionista per dedicarsi alle attività di approfondimento e valutazione. 

I professionisti devono dedicarsi maggiormente alla consulenza e utilizzare per le attività quotidiane a basso valore aggiunto, strumenti di intelligenza artificiale che facilitino ad automatizzino l’attività contabile.

Come possono essere più “ricettivi”?

Rivolgendosi a professionisti specializzati nella consulenza fiscale e strategica: con un’attenta analisi dell’attività si può valutare la situazione attuale e stabilire un percorso specifico volto allo sfruttamento di tutte le agevolazioni a nostra disposizione, compresi i fondi europei.

Ci sono delle linee guida che una PMI può applicare a casa sin da subito per gestire un po’ meglio le cose?

Tra tasse, acconto e saldo, contributi previdenziali sembra più di lavorare per lo stato che per se stessi. Ma per evitare che il 64% dei ricavi vada in tasse è necessario fin da subito – quindi al momento dell’apertura dell’attività – utilizzare gli strumenti giusti per ridurre il carico fiscale.

Scegliere la forma giuridica corretta

Per prima cosa deve scegliere la forma giuridica corretta. Scegliere la giusta forma giuridica è possibili fare la pianificazione fiscale e proteggere il patrimonio aziendale (srl).

Fare pianificazione fiscale

L’unica strumento in grado di stabilire anticipatamente quante imposte bisogna versare durante l’anno per poter pianificare eventuali investimenti. Insomma, meno tasse e più liquidità nelle tasche grazie all’utilizzo di specifici strumenti.

Marchio e Royalties

Il marchio rappresenta uno degli incredibile strumenti per abbattere il carico di tasse e aumentare la liquidità aziendale in maniera immediata. Il vantaggio di utilizzarlo per ridurre il carico fiscale consiste nel registrare il marchio e poi concederlo in utilizzo esclusivo alla propria azienda e farsi pagare un corrispettivo per la licenza di utilizzo: le royalties.

Le royalties sono una somma di denaro riconosciuta al titolare del marchio dopo che, lo stesso, ne ha ceduto l’utilizzo alla propria azienda attraverso un contratto di licenza:

  • per l’azienda, sono un costo totalmente deducibile, 
  • l’ imprenditore su queste somme paga solo l’Irpef (niente Inps). 

TFM

Il TFM, acronimo di Trattamento di Fine Mandato, è la liquidazione che si può stabilire per gli amministratori di una srl. Insomma, una sorta di salvadanaio da aprire a fine mandato.

Viene di solito accantonato tramite una polizza che rappresenta una voce di spesa per l’azienda. Può essere dedotto integralmente dall’azienda, riducendo la base imponibile sulla quale applicare l’Ires al 24%.

Per l’amministratore che lo percepisce a fine mandato, se applicato secondo iter ben preciso, è soggetto tassazione separata senza incrementare l’aliquota Irpef.

Holding

Uno strumento sconosciuto a molti imprenditori – erroneamente viene ritenuto adatto solo ai ricchi – ma in realtà è accessibile a tutti. Riesce in un colpo solo a risolvere 4 problemi tipici dell’imprenditore:

  • elevato carico fiscale
  • paura di perdere il patrimonio accumulato
  • mancanza di liquidità.

La holding è uno degli strumenti più efficaci e credibili della pianificazione fiscale.

Credito d’imposta

Il credito d’imposta può essere definito come uno «sconto» applicato sulle tasse da versare al Fisco italiano. Praticamente può essere usato per ridurre le imposte a debito, oppure per compensarle direttamente, richiedendolo in dichiarazione e indicandolo nel modello F24. 

Insomma, uno strumento molto potente, che ti permette di investire e di pagare meno tasse, ma da conoscere dettagliatamente per poterlo sfruttare in modo adeguato e non incorrere in salate sanzioni.

Rimborsi km

Rimborso chilometrico forfettario calcolato in base al numero di chilometri percorsi fuori dal comune dove ha sede l’azienda e in base alla tipologia di veicolo, così come riportato dalle tabelle Aci.

L’azienda deduce un costo pari ai km sostenuti dal dipendente o amministratore con la propria vettura calcolati attraverso le tabelle ACI (limite 17 cavalli fiscali per le auto a benzina e 20 cavalli fiscali per diesel).

Welfare aziendale

Il welfare aziendale è uno strumento di remunerazione alternativo/complementare.

L’azienda compra beni e servizi per il dipendente, esenti contributivamente e fiscalmente, integrandoli all’ordinaria retribuzione oltre i minimi contrattuali. 

Invece di erogare premi in denaro o aumentare lo stipendio, vengono forniti  beni e servizi evitando la tassazione contributiva e fiscale. Infatti, sulla retribuzione erogata con lo strumento del welfare non si pagano i contributi Inps (intorno al 30% sull’imponibile previdenziale) e nemmeno i premi Inail.

In più, la retribuzione in welfare è deducibile dal reddito d’impresa.

 

 

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