All’inizio di questo blog parlavo dell’effetto Straisand, ovvero di come il tentare di evitare che una data informazione circoli finisca per ottenere il risultato opposto.
Le influenze di tutto quello che succede nei social è innegabile, però non è detto che le cose debbano andare sempre nello stesso modo.
Prendiamo il caso di the Last of us 2

Secondo attesissimo capitolo della saga videoludica, si è trovata in mezzo a un ciclone mediatico bidirezionale:

  • Dai trailer e dai leak è emerso che la protagonista di questo capitolo è lesbica
  • I leak sulla storia sono arrivati da un dipendente in rotta di collissione con l’azienda a causa del crunch* durante lo sviluppo.

(*) il crunching in gergo è la richiesta di straordinari per completare il lavoro. Il termine è in uso specificatamente nell’industria videoludica dove l’uscita dei titoli è sempre a rischio a causa delle mille complicazioni di progetti giganteschi.

Guai a destra e a manca

Quindi, le complicazioni erano su 2 fronti che, combinazione, si posizionavano in 2 spettri politici opposti:

  • le posizioni di incel et similia si posizionano sull’area più conservatrice
  • dall’altra parte le istanze dei lavoratori rientrano nella più classica delle tematiche dell’area sociale/progressista

Quindi, stando a vari proclami riguardo all’influenza dei social media guru, una situazione del genere avrebbero dovuto portare a un disastro in termini di vendite: in linea teorica avevamo il target di riferimento che da una parte o dall’altra avrebbe dovuto storcere il naso e non comprare il titolo per protesta.

…e invece le vendite sono andate benissimo.

https://www.icrewplay.com/the-last-of-us-parte-2-record-vendite-digitali/

Quindi le domande che dobbiamo porci sono queste

  • Sony ha un dipartimento di pubbliche relazioni spaventosamente bravo?
  • I social justice warrior non sono una fetta significativa del mercato?
  • Gli attacchi fatti tramite recensioni negative da parte degli Alt right del titolo quanto hanno inciso?
  • I media, intesi come i magazine online di settore che hanno seguito e spinto le informazioni, vivono in una bolla che rimane dentro a Twitter?

Sono domande difficili a cui dare una risposta è veramente complesso, appena ho modo di recuperare altre informazioni aggiornerò questo articolo.

In ogni caso, se sei un’azienda di dimensioni più ridotte di Sony ricorda che:

Prevenire è meglio che curare: gestire qualsiasi tipo di criticità online consuma tempo e denaro!

A prescindere dalla dimensione della cosa e dalle effettive conseguenze sulle vendite, trovarsi i canali social intasati dalla polemica di turno costa più a te che a Sony: il gigante nipponico ha uno stuolo di agenzie di pubbliche relazioni in libro paga, la Buleghin S.n.c. probabilmente no, e anche una semblice combriccola di offesi su Facebook può costituire una perdita di tempo e potenziale danno d’immagine locale non da poco.
Se infatti ragioniamo in una scala più localizzata, come può essere l’attività di una S.n.c., magari nel fiume di commentatori ci può essere una persona che ha un qualche tipo di influenza nella tua zona, non saper gestire con diplomazia una situazione critica può ingenerare una serie di effetti collaterali imprevedibili.

Va anche detto che le S.n.c non hanno questioni come quelle di Sony, il massimo di problema che potrebbe accadere è relativo a un qualche contenuto postato nei social, in quei casi fatti sempre la domanda “potrebbe offendersi qualcuno?”, così eviterai buona parte delle magagne.

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