Stasera abbiamo in studio un pentito della formazione motivazionale, di conseguenza non divulgheremo nome e cognome e la voce verrà filtrata per renderlo non riconoscibile.
Il nostro ospite si è occupato per anni di corsi motivazionali e poi ha cambiato idea, ripercorriamo in una manciata di domande il mondo della motivazione e altre cose.
Cominciamo dall’inizio: ci fai una panoramica dei vari archetipi di corsi motivazionali (e non) che imperversano nel mondo aziendale?
Ci sono due filoni principali, uno più legato al business ed un altro più “new age”, ovvero legato alla cosiddetta “crescita personale”. Sebbene abbiano molti punti di contatto, il target di clientela a volte è diverso. Ad esempio in Italia ha preso il sopravvento l’approccio legato alla PNL (Programmazione Neuro Linguistica), che spazia da tematiche business al self empowerment. Si tratta di un mondo molto vasto e variegato, al punto che in pochi anni gli “esperti” di questa disciplina sono spuntati dal nulla come funghi. Proprio grazie al più sfruttato dei modelli motivazionali: “Puoi farcela anche tu, basta volerlo!”. Infatti alla base della formazione motivazionale sta il concetto che basta credere in se stessi, avere tanta volontà e pensare positivo per ottenere quello che si vuole. Il che è, evidentemente, una presa in giro. Ma utile per vendere corsi di questo tipo. Si va dall’esperto di investimenti immobiliari che promette di far diventare ricchi, in pochi giorni, centinaia di disoccupati frustrati, al Guru che ti insegnerà il “segreto” per il successo, che di solito finisce con la vendita di un corso successivo, in cui il segreto sarà svelato per intero, e così via all’infinito.
Ho l’impressione che in genere si tratti di un’adottare in modo tardivo pratiche che all’estero hanno già fatto il loro tempo, dimostrando i limiti. Tu che ne pensi?
Assolutamente. Ho colleghi negli Stati Uniti che ridono di gusto quando mi confronto con loro sui personaggi o i metodi che qui da noi spopolano. Il problema è che spesso da noi ci sono le “brutte copie” di personaggi stranieri, tutto sommato validi e competenti. Brutte copie che, nel migliore dei casi, riempiono le sale ripetendo a memoria frasi ad effetto, ma che in alcuni casi hanno fatto anche gravi danni. Mi riferisco a quelli che promettono, con determinate tecniche, persino la guarigione da malattie gravi o inducono povera gente a fare investimenti finanziari importanti, senza alcuna cognizione di causa.
Nel quadro delle pratiche motivazionali pare che coloro che fanno network marketing siano quelli che un po’ eccedono: che peculiarità ha la “galvanizzazione” da network marketing?
Ho conosciuto dall’interno quel mondo, perché mi chiamarono a fare dei corsi quando ancora sposavo l’approccio motivazionale. Oggi non potrei più farlo, ed infatti rifiuto le richieste che arrivano da quel mondo. Non tanto per il sistema in sé, che se fatto in maniera professionale è intelligente e interessante, quanto per la modalità utilizzata da gran parte di chi ne è al vertice. Si sfrutta il finto entusiasmo creato da una convention in cui si balla, si canta, si fanno vedere solo i risultati dei pochi che guadagnano, per dare una bella “pompata” che faccia fare qualche vendita in più ai migliaia di sprovveduti che fanno parte della base piramidale. In realtà il meccanismo del NM è basato sul turnover, quindi sulle micro vendite fatte ad amici e famigliari, da parte di persone che dureranno qualche mese e poi molleranno tutto. Per fortuna ho conosciuto anche professionisti seri in questo campo, e loro per primi aborrivano questi metodi così cinici e poco lungimiranti. Purtroppo erano loro le mosche bianche.
Spesso viene fatto il parallelo fra queste pratiche motivazionali e quelle di oscure sette, cosa c’è di vero? o meglio: dove sono i punti in comune nell’impostazione delle chiamiamole “pratiche di convincimento”?
Beh, molto semplice. Anche se a volte affermano il contrario, entrambe partono dall’esaltazione dell’Ego della persona. E l’Ego, vivendo di riconoscimenti esterni, si deve nutrire sempre di più di questi espedienti, per non crollare. Non a caso chi inizia a fare percorsi motivazionali, poi non ne può più fare a meno. Perché diventano come droghe: vai al corso, esci super carico, l’effetto dura da qualche giorno a qualche settimana (a seconda della carattere delle persona e dall’abilità del motivatore), poi si ha l’effetto down. Vedi che quello che era stato promesso al corso non porta tutti i risultati promessi, e a quel punto chi vende il corso ha la risposta pronta: devi fare il nuovo corso, molto più potente di quello precedente, che ti darà “le chiavi”, “i segreti”, “la formula” del successo. E così ricomincia il ciclo. Di sicuro uno con questo metodo si arricchisce: ovvero quello sul palco, che infatti usa questa argomentazione per testimoniare che le sue tecniche funzionano (il classico: vuoi diventare come me? te lo svelerò!).
Sbirciando il tuo profilo Linkedin mi par di capire che sei un “pentito” di questo tipo di formazione, cosa è successo precisamente? E dove sei arrivato oggi?
Sì, per oltre 10 anni sono stato un formatore motivazionale, che credeva sinceramente i quello che faceva e diceva. Ma ero solo parte dell’ingranaggio. Poi ad un certo punto è subentrata la crisi, ovvero la consapevolezza che il vero scopo era solo fare business e raggiungere i budget che mi venivano assegnati. Lavoravo 7 giorni su 7, mai meno di 12 ore al giorno e la mia vita era uno schifo, poiché totalmente immolata al successo, alle ovazioni a fine corso, al dimostrare al mondo che anche io potevo farcela. Che sono proprio le leve usate per tener incastrate le persone. Così da un giorno all’altro ho mollato tutto, me ne sono andato dall’azienda per cui lavoravo, mi sono comprato una casa in campagna e dopo un anno sabbatico ho cominciato un mio percorso di ricerca, che poi ha portato a quella che oggi chiamo la Formazione alternativa. Che, appunto, sovverte gran parte dei concetti più diffusi. Oggi, per esempio, non credo più nella possibilità di motivare qualcuno, ma sono dell’idea che si debba salvaguardare la motivazione che ciascuno ha già dentro di sé. Sembra la stessa cosa, ed invece è un approccio totalmente diverso. Così come non credo più nell’obiettivo del successo, che spesso si trasforma in una trappola. Mi piace più parlare di realizzazione personale. Non sopporto più nessun tipo di tecnica, che mira a renderci tutti dei piccoli robot produttivi. E preferisco valorizzare la diversità di ciascuno. Tutti aspetti che se osi mettere in discussione, vieni subito attaccato e poi escluso “dal giro che conta”. Infatti, fateci caso, oggi la formazione è una vera e propria lobby, tenuta in mano e gestita da pochi personaggi, che alla fine dicono tutti le stesse cose. E che hanno un solo obiettivo: la crescita del loro fatturato.
Adesso una domanda controversa: esistono casi in cui le pratiche motivazionali hanno un risultato? Suppongo che in giro ci siano persone che siano pesantemente demotivate dai loro amici/parenti/paesino in cui vivono, a queste persone magari basta dare un “la” e da quel punto in poi cominciano a fare cose che fino a prima, semplicemente, non facevano perché erano bloccate. Naturalmente non è che uno può diventare astronauta, ma qualche risultato più ridotto lo riesce a portare a casa… Che caratteristiche ha un soggetto del genere?
Sì, la motivazione funziona come la scintilla nel carburatore. Non è la benzina, come spesso si crede, ma solo una modalità per innescare il processo.
Riguardo alla funzione dei demotivatoti invece quello è un capitolo a parte, nel senso che esistono e sono una questione complessa.
Con loro bisogna semplicemente sapere come evitare di farsi condizionare, attivando una sorta di precauzioni. Queste persone demotivanti le suddivido in varie categorie, che vanno dal classico passivo/aggressivo all’esibizionista… ma riassumerne le caratteristiche in una risposta sarebbe limitativo e soggetto a facili fraintendimenti.
Io do solo questo consiglio ai miei clienti. Dopo che parli o stai a contatto con qualcuno chiediti semplicemente come stai: come prima, peggio di prima o meglio di prima?