Un giorno stavo parlando con una persona che aveva un’azienda che produce cioccolata. Ben avviata da generazioni e alla ricerca di qualcosa di nuovo.
“Sai Helder bisognerebbe inventare qualcosa per l’azienda”
“Si potrebbe fare un Hackaton, il tuo è un prodotto che tutti hanno presente, verrebbe fuori una cosa carina!”
Sono seguite altre digressioni su cosa inventarsi riguardo al prodotto.

Qualche tempo dopo mi capita sott’occhio questa buffa notizia.

https://dickatyourdoor.com/

Il business model è quello di shitexpress.com: un regalo bizzaro, inaspettato, indesiderato e consegnato in forma anonima.
Quello che mi ha colpito è come un semplice cambio di impiego della materia prima è diventato il punto traente del prodotto per posizionarlo.
Siamo passati da una barra di cioccolata che ha miliardi di concorrenti a un dildo cioccolatoso che come concorrenza non ha i vibratori normali -e men che meno le barette Milka.

L’unione perfetta di un oceano blu dove sguazza un brand positioning che vince su tutta linea in un contesto come internet che:

  • da una parte è il regno del leader only
  • dall’altra è il canale più efficiente della storia umana per veicolare cose demenziali.

Tempesta perfetta per il successo a parte, questo caso mi ha dato uno spunto fondamentale che può essere usato per ragionare sull’innovazione del prodotto.

In questo caso abbiamo un alimento che viene interpretato come un materiale per costruire qualcosa, di lì in poi le possibilità sono infinite: ok, in questo caso siamo caduti sul freudiano, ma -a prescindere da quello- in casi come questo dobbiamo ragionare sulla forma e sul significato.
Le persone comprano le cose per il signficato che hanno, non per la qualità intrinseca del materiale, quindi quello che dobbiamo esplorare è l’universo di possibili significati per le varie moltitudini di tipi di persone.
Se hai in mano anche la cosa più indifferenziata del pianeta, trova un modo di abbinarci un signifcato che ne sposti completamente la percezione e l’utilizzo.
In un certo senso potremmo affermare che la potenza dei significati è il moltiplicatore del margine che possiamo portare a casa.

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