Quando ho aperto il pacchetto del corriere, mi sono trovato in una situazione un po’ strana: il disegno della copertina era diverso da quello che avevo visto online e il titolo non coincideva.

Poi guardo meglio:

[titolo] Bad value proposition design
[headline] Guida a come buttare i soldi dalla finestra, comunicando male e sprecando il tempo della tua breve vita costruendo cose di cui non frega niente a nessuno.
[strillone] contiente il 50% in più di chiacchere e termini gergali che ti faranno perdere ancora più tempo.

Il disegno non era per nulla incoraggiante e rappresentava riunioni inutili, punti di domanda irrisolti, chiusi dalla pietra tombale sopra la tua idea.

In realtà avevo semplicemente sbagliato verso: i burloni dei designer avevano disegnato la quarta di copertina con una presa in giro del contenuto del libro, infatti una volta che apri il libro dalla parte sbagliata compare un “guarda che hai sbagliato verso del libro, giralo e comincia a progettare cose belle”

Con questo inizio all’insegna del “ci sono cascato in pieno, deve essere una macchinazione contro di me” mi sono letteralmente tuffato in questo seguito di business model generation.

Value proposition design parte da una situazione che anche io avevo riscontrato cercando di costruire castelli in aria usando il canvas: quando si sta inventando un qualcosa, dei nove blocchi spesso ce ne servono fondamentalmente due ovvero la value proposition e il target.
Ed eccoci qua che abbiamo un nuovo canvas disegnato per comprendere meglio le aspettative che possono avere i nostri clienti e come soddisfarle.
Lo schema ci da la possibilità di formalizzare in maniera abbastanza approfondita, ma nel contempo semplice e veloce, qual è il pain del cliente e come noi possiamo risolverlo.

Anche in questo caso siamo di fronte ad un bel librone da 300 pagine tutto pieno di figure colorate che, oltre a farti regredire al periodo felice della vita in cui si potevano ancora mangiare le fragole, ci consente di afferrare al volo i concetti e assimilarli in maniera istantanea.

Il libro oltre alla spiegazione del nuovo canvas, contiene tutta una seria di metodologie e approcci progettuali che consentono di verificare la fattibilità del progetto che hai in testa.
Vi riporto una storia realmente accaduta:
l’altro giorno mi è stata fatta la classica domanda per i folli da terziario come me
“ho un’idea su un prodotto rivoluzionario che dovrebbe funzionare così, secondo te è una buona idea?”
Ebbene, mentre ragionavo sulla cosa con il libro davanti, sono inciampato nelle pagine che davano spunti su come approcciare la questione con tutti gli step del caso.

Un’altra prova del nove riguardo all’efficacia di tutto il libro è che, pienamente fedele alla tradizione, lo schema viene applicato alla realizzazione del libro stesso, quindi tu target puoi comodamente accorgerti del perché ti piace il libro e come loro sono riusciti ad ottenere il risultato.
Nice job Alex & co 😉

Il libro fa anche un’ampia panoramica di come usare gli strumenti di google per verificare la fattibilità del nostro progetto utilizzando budget da garage, e altre mille questioni che riguardano il muoversi lean.
La varietà e la completezza di questo libro è veramente encomiabile, se vi siete persi qualcosa in mezzo alla frenesia di metodi, scuole di pensiero e framework, qui li ritroverete tutti così sapete eventualmente che testi consultare per gli eventuali approfondimenti.

P.S. Questa volta l’Italia viene graziata ed è già in programma l’uscita in italiano.
I prodi che ce lo traducono e stampano sono sotto la casata di LSWR

Update: È uscito in italiano!

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