Un bel giorno stavo postando uno status polemico su Facebook, solo che invece di lamentarmi del governo preferisco prendermela con l’innovazione (giusto per rompere il pattern omogeneo delle bacheche altrui).

Lo status era questo:

“Siamo il nono paese al mondo che spende in videogiochi e non abbiamo un’industria che produca videogiochi.”

E così, fra una battuta e l’altra, irrompe – all’improvviso come l’uomo tigre – Giovanni Caturano, fondatore di Spinvector, una software house video-ludica italiana. Vi riporto la sua interessantissima testimonianza.


La mia azienda, SpinVector, sviluppa videogiochi, ha attratto investimenti per 2 Milioni di euro nel 2012, e cresce dell’80% annuo: partendo da poco, sta diventando man mano più interessante.
Abbiamo ricevuto molti premi, di cui 5 in denaro per 480K$ da società come Samsung, Nokia e AT&T. Abbiamo in questo momento sul mercato mobile prodotti free e a pagamento, questi ultimi hanno generato oltre 2 milioni di download. Siamo praticamente ignorati dai media e non ce ne facciamo una preoccupazione. Saremo al MWC in tre stand finanziati da Samsung e Intel.

Cerchiamo di assumere, ma non troviamo buoni programmatori, nonostante offriamo stipendi in linea con la media europea e superiori a quella italiana. Qui due nostre offerte:
http://linkd.in/1bPTUoa
http://linkd.in/1bPTZIp

Non è abbastanza da fare la ruota da pavone, ma è meglio che piangere miseria.

Concordo con chi dice che lamentarsi non è una strada percorribile. Bisogna essere bravi, studiare, lavorare tanto e, soprattutto, crescere come imprenditori: questo ci manca molto. Creatività, competenza, ci sono (anche se non tantissimo), ma spesso manca la visione imprenditoriale.

Tuttavia, per tornare all’argomento del discorso, c’è un motivo per cui l’Italia è così indietro rispetto ad altri Paesi: in Italia non ci sono mai stati publisher. È mancato, in tutto il periodo in cui il mercato dei giochi PC e console era accessibile e i costi di sviluppo non erano così improponibili, un insieme di aziende disposte ad investire su prodotti da pubblicare a livello mondiale. Le sedi italiane dei grandi publisher internazionali sono sempre stati semplici importatori/distributori di prodotti realizzati all’estero o, al massimo, editori di prodotti per il mercato interno.
In qualche caso hanno esplicitamente rifiutato di investire su prodotti made-in-Italy, per poi reimportare gli stessi dal publisher estero che ci aveva investito, perdendo enormi opportunità.

Il danno ormai è fatto. Pace.

Il mercato mobile ci dà oggi (ancora per un anno, forse due) la possibilità di ottenere grandi risultati senza enormi investimenti. Io sostengo questa strada e le persone che vogliono crederci.

Se siete sviluppatori bravi, avete coscienza dei vostri limiti e cercate opportunità, io sono pronto a mettere a disposizione quel poco di esperienza che ho. Sono pronto a mettere a disposizione i tanti contatti nel mondo degli investimenti per favorire altre imprese e altri progetti. Sono pronto, nel poco tempo libero che ho, anche semplicemente a leggere un’idea o a fare due chiacchiere con un team.

Giovanni Caturano, fondatore di Spinvector

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