Con un titolo che ricorda cult italiani del calibro di “7 kili in 7 giorni”, arriva nelle librerie
“Startup in 21 giorni”, scritto da Lorenzo Ait ovvero il ragazzo più mattacchione del business italiano.
Se il libro fosse un film, nel trailer avremo una voce tonante che irrompe con un “tratto da una storia vera”; la storia infatti è un dialogo tra uno startupper e il mentore, dove quest’ultimo affronta un po’ di tematiche care a coloro che compilano i business model canvas.
Il mentore del libro ha un tono irriverente, a tratti arrogante, e spesso il protagonista si trova spiazzato da domande trabocchetto tese ad elargire pillole di saggezza sui vari aspetti del “ho un’idea bellissima e adesso ci faccio una startup”.
Con questo simpatico espediente narrativo Ait trova una formula molto efficace per spiegare passo passo tutto quello che va preso in considerazione prima di “startuppare”.
Il tutto ovviamente è frutto di esperienza diretta: Lorenzo non fa il Salgari della situazione descrivendo una Silicon Valley dove non ha mai messo piede, c’è stato (non in vacanza), ha visto come gira la situazione e se ne ritorna con un affresco asciutto e privo di entusiasti fronzoli giornalistici nostrani.
È una guida pratica alla giungla del tuffarsi in queste cose che però non scende in tecnicismi e riflessioni da ricercatore: non è un testo di Osterwalder, però tra le righe vuole essere anche lui un manuale; sotto il sorriso giocondo e le battute del mentore il libro dà una mappa precisa delle cose da tenere a mente, tutti suggerimenti che rientrano più nella pratica che nella teoria dello startupping.

In 2 parole: Startup in 21 giorni intrattiene e insegna, ottimo da mettere accanto ai vari must have come business model generation, customer development, se si vuol dare un po’ di brio ilare alla libreria.

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