Oggi torno a parlare di comunicazione politica.
A scanso di equivoci voglio specificare che questo articolo non vuole essere un sorta di attacco: ho già commentato una gaffe di Fratelli d’Italia e questa volta voglio mettere i puntini sulle X su una triste questione che sta furoreggiando sui social network.

Nell’eterno tagadà della politica italiana, questa volta in ballo abbiamo Giorgia Meloni messa alla gogna per un poster elettorale ritoccato.

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Vediamo di disaminare la questione dal punto di vista tecnico in maniera da orientarci meglio nel magico mondo del digital image.
Specifico che parlo da ex addetto ai lavori: ho fotoritoccato per anni centinaia di foto e ho avuto anche qualche occasione importante di stare a contatto diretto con gente che sforna calendari prestigiosi 730 giorni all’anno, quindi so come gira la faccenda.

Innanzitutto l’industry dell’advertising è diventata completamente folle quando si tratta di premere il tasto “photoshop”: viene dato per assunto non solo di aggiustare qua e là una foto per farla rendere un po’ meglio…l’esigenza base è quella di rimodellare ogni singolo particolare al fine di avere l’immagine più efficace possibile.
Col passare del tempo l’asticella si è spostata talmente tanto che ormai il non-reale è il minimo sindacale, qui potete trovare una selezione dei migliori risultati. Contro questa tendenza si è schierata Dove e le sue ottime campagne “real beauty”.
Per un approfondimento sulla questione vi rimando a questo post dove sviscero quanto accade dentro alla palette di photoshop.

Nel caso specifico si è ripetuto il solito iter: una buona foto di partenza e un makeup digitale a posteriori, il tutto in nome dell’efficacia.
Per inciso: la stragrande maggioranza delle foto in circolazione hanno la pelle ri-areografata da zero, quindi prendersela con questo singolo caso è un po’ surreale.
Dal punto di vista strategico, a mio personalissimo avviso, Giorgia avrebbe potuto ottenere ottimi risultati con un’impostazione della foto più tra virgolette “tranquilla” della foto, avrebbe dato un segnale di vicinanza nei confronti del suo target.
Nella frase precedente avrei dovuto usare il termine “donna della porta accanto” ma verrei frainteso e finirei nel ginepraio cognitivo del “volevi usare una formula eufemistica per asserire il contrario”, quindi ho optato per un generico “tranquilla”.
Purtroppo il poster è stato orientato verso l’ossessione per l’istituzionalità (in questo caso un seppur ragionevole essere lanciati verso il futuro) e questo ha implicato tutta la bagarre.
Con questo ovviamente non voglio sottintendere che lo scatto originario fosse completamente diverso a questi livelli, in più aggiungo che la quantità di dettaglio che è in grado di registrare un sensore di una reflex attuale è mostruosamente più alto rispetto alla granulosità dei suggestivi bianco e nero di Helmut Newtown, quindi il ritocco stempera l’occhio troppo fine della macchina fotografica.

Magari il rumore per nulla nato attorno a questo caso potrebbe essere uno spunto per un dibattito più ampio che riguarda la società tutta e la pressione psicotica che esercita nei confronti delle donne concretizzatosi nel tweet della Meloni “evidentemente il mondo mi considera una cozza”.

P.S. i maschietti a casa hanno poco da prendere in giro, non avete idee di quanti trucchi sono stati usati per rendere ancora più scolpiti gli addominali dei prodi 300 e di quanti ce ne siano per le pancette VIP.

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