In questi giorni c’è un bel trambusto attorno alla Google Tax:

  1. Frontpage.it e le questioni sul prosciutto
  2. Wired che ci propone un futuro apocalittico
  3. Bruno Ballardini ci fa notare che Google sta preparando Skynet

Ma vediamo nello specifico di cosa stiamo parlando, questi sono i punti sulla bocca di tutti.

Il primo dei 3 punti vuole equiparare  gli IP italiani al suolo italiano, quindi imporre una tassa che funzionerebbe circa così

[youtube]http://www.youtube.com/watch?v=oODisCdWnf8[/youtube]

 

Mi sovviene una riflessione sul secondo punto:

Big G. in caso opterebbe per riversare la tassa sui consumatori italiani, quindi non paga Google, paghiamo noi.

Paghiamo noi come nazione, non semplicemente noi consumatori.

Come? Semplice: Google adwords serve a promuovere beni, per quanto le impostazioni dello strumento ci consentano di avere la pubblicità visibile nel raggio di 50Km da Gallarate, più probabilmente se spendo 1000 euro al mese, io, artigiano di Gallarate, lo faccio per vendere il mio prodotto all’estero. Quindi, in buona sostanza, stiamo riducendo* del 22% la promozione di artigianato/turismo/tutti gli altri settori per cui l’Italia esporta.

*per i non addetti ai lavori: quando si pianifica una campagna Google si decide la cifra a disposizione e poi il sistema della quotazione interna di google assegna il numero di click. Il prezzo del singolo click non è fisso bensì fluttua come un titolo in borsa.
Ergo 100 euro non valgono più cento euro, bensì 78.

Un altro dubbio sul primo punto: ok, i grandi operatori si allineeranno, tanto hanno struttura per poter fare qualsiasi cosa, ma quelli minori? Agli autori dell’emendamento sfugge che dentro al browser – udite, udite – possono girare anche altri siti oltre a Facebook, Google e Youporn Youtube.

Provate ad immaginare il seguente scenario:

  • L’ennesimo Zuckenberg della situazione lancia una startup con un servizio online molto utile, questo servizio serve alle aziende per migliorare le loro performance.
  • Il nostro Mark II è indaffaratissimo a promuovere in patria il suo servizio: Mashable ci fa un articolo, articolo che viene ripreso dai mille-mila punto informatico di tutte le nazioni e voilà il sito diventa rinomato worldwide.
  • Bene: Mark II comincia ad avere utenti scandinavi tutti belli contenti di poter aumentare la produttività delle loro aziende.

Tutti il mondo paga comodamente via Paypal, e gli utenti sono felici.

Tutto il mondo tranne l’Italia. Sì perché il nostro Mark II non avrà tutta questa voglia di avviare una noiosa procedura per un mercato che non gli è dato sapere quanto possa fruttargli. In condizioni normali avrebbe optato per vedere quanti Mario e Luigi sarebbero arrivati da soli, senza stare lì a fare complesse proiezioni di mercato estero.

Visto che esistono tonnellate di startup come questa, nessuno di  questi operatori potrà entrare nel nostro mercato, quindi ci saranno migliaia di servizi non accessibili a noi italiani.
Ricordiamo che le startup non crescono solo in USA ma anche in tutto il resto del pianeta, stiamo parlando di una quantità mostruosa di operatori e servizi di cui le aziende nostrane possono avvalersi per migliorare la produzione e gli export.

Oltretutto, qualcuno mi dovrebbe spiegare come diavolo fanno a perseguire un’azienda che dall’Alaska non mi emette fattura con la p.iva italiana. Cosa fanno? Mandano i finanzieri in gita col maglioncino pesante per riscuotere i 6$ di IVA evasa?

Vi faccio un altro esempio di possibile conseguenza assurda:

il Financial Times ha questa bellissima webapp, funziona con un business model freemium:

  • se vuoi guardare gli articoli base, leggiteli gratis
  • se vuoi gli approfondimenti mi paghi un abbonamento

Bene: se un lettore italiano volesse pagarsi l’abbonamento, non potrà farlo perché Financial Times non ha una sede in Italia e penso che nemmeno gliene possa fregare di meno.

Ora, magari mi sbaglio e FT ha una sede operativa in piazza Duomo a Milano, però magari non ce l’ha un’altra valanga di editori digitali. Ci rendiamo conto che in mezzo a capisaldi come i nuovi “50 sfumature di grigio” ci sono tonnellate di libri utili per la ricerca e sviluppo in Italia?

Se andiamo a curiosare in mezzo alle library statunitensi, troviamo molti libri che non vengono tradotti ma che diventano fondamentali per molti ambiti. Per esempio Business Model Generation in Italia è uscito anni dopo l’uscita americana (e stiamo parlando di una bibbia di settore).
Questi testi diventano potenzialmente irraggiungibili in Italia:

  1. c’è una lunga lista di e-commerce che non consegnano in Italia
  2. se un libro è edito digitalmente da noi risulta non acquistabile.

Siccome a scuola avevo 6– in Diritto chiedo lumi a chi ne sa più di me:

Diritto: Massimo Melica – Un avvocato molto digital

La webtax oltre ad essere scritta male, in quanto generalizza la tipologia dei servizi on line in spregio alle più elementari norme di “informatica giuridica”.

La norma pone un obbligo senza il determinarne una specifica sanzione, a meno che non volessimo far rientrare l’evasione dell’Iva anche per somme come 0,85 centesimi.

La proposta della Commissione nei lavori d’Aula sarà certamente emendata, se ciò non dovesse accadere avremo favorito l’evasione fiscale ottenendo un risultato diverso da quello sperato.

Quindi fra mille dubbi giuridici, ricordiamo che se compriamo da un ente senza p.iva italiana  in teoria la multa dovremmo pagarla anche noi. Probabilmente (speriamo) finirà tutto a tarallucci e vino come al solito, nel Frattempo Renzi ha commentato con un:

Siamo passati dalla nuvola digitale alla nuvola di Fantozzi

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