Oggi parliamo di cover letter e prendiamo un episodio realmente accaduto

Prologo: abbiamo la nostra Jane che risponde a un annuncio su subito.it.
L’annuncio riguarda una figura professionale da inserire nell’amministrativo a cui viene richiesta anche una competenza basica riguardo ai social network.
Così a spanne mi sembra di intuire che cerchino una segretaria che gestisca pagine aziendali su facebook.

Questo è il testo originario:


Spett.le Ditta,

mi chiamo Jane Doe, vi scrivo in risposta al Vostro annuncio apparso su Subito.it in data 2/09.
Ritengo di aver maturato discreta esperienza nel campo Assistenza Clienti, sia a livello di contatto front office che telefonico. Possiedo inoltre un’ottima dimestichezza con il mondo dei blog e dei social network e sono avvezza alla promozione tramite questi strumenti, per via di progetti passati personali. Pertanto ho il desiderio di poter sfruttare queste conoscenze in un ambiente lavorativo stimolante quale è quello di una società nata dalla H-Farm.
In allegato invio il mio CV.
Sperando che i miei requisiti corrispondano alla figura professionale da Voi richiesta, vi porgo distinti saluti.

Jane Doe


Ora, non si può dire che la lettera non sia formalmente corretta, anzi.
Il problema, paradossale a dirsi, è la formalità:
un viziaccio che abbiamo noi italiani quando si tratta di scrivere in modo formale è quello di perdere di vista l’obiettivo in mezzo agli orpelli.
Siamo talmente intrisi di formule che vogliono dire
“tutto e niente ma senza esagerare se no qualcuno potrebbe offendersi”
che finiamo per scrivere tanto e non dire un cazzo.
In questo caso, ad esempio, abbiamo indicazioni generiche.

“Possiedo inoltre un’ottima dimestichezza con il mondo dei blog e dei social network”

Facciamoci delle domande.
Ottima? A questo mondo tutti (o quasi) farciscono curricula e cover letters con l’aggettivo “ottimo”!
Non mi hai dato un dato tangibile su cui fare una valutazione.

Per quello che ne posso sapere io, datore di lavoro, potresti aver scritto un blog sgrammaticato e mal informato sui miei-minipony.

“Sono avvezza alla promozione tramite questi strumenti, per via di progetti passati personali.”

È apprezzabile un buon italiano in una cover letter evidentemente non pre-compilata: l’aggettivo “avvezza” è difficile trovarlo di questi tempi (io ho pure sbagliato a digitarlo mentre scrivevo questo post).
Purtroppo ci rimane il grande punto di domanda: quali sono i progetti personali in questione?

Quando ho fatto io la domanda alla nostra impavida la risposta è stata:

“Sì, ne ho fatti svariati ma sono sciocchezze, sui social network ho gestito la pagina e il forum di un gruppo”

A quel punto la curiosità sale e mi faccio dare i link.
Memore del fatto che lei fa anche delle belle foto mi faccio dare l’url del portfolio.
I blog in questione erano 7; togliamo quelli troppo personali e teniamo quelli generalisti più interessanti.

Do un occhio a quelli su cinema e cucina: perfetti!
Esattamente quello che vuole vedere il selezionatore:
capacità di gestione di un blog, post scritti bene.
Do un occhio al curriculum e faccio un reworking della lettera.


Spettabile Acme Inc.,

Mi chiamo Jane Doe, ho 5 anni di esperienza lavorativa a contatto con il pubblico, diretto e telefonico, per aziende di diversi settori.
In questi anni ho anche maturato un uso dei social network che va oltre quello passivo:
ho mantenuto la pagina facebook e il forum di una band, ho gestito 7 blog e mi diletto con la fotografia su ontheplateau. Questi i link più significativi:

http://cinema-jane.splinder.com/
http://ricette-di-jane.splinder.com/
http://foto-di-jane.daportfolio.com/

Spero che la mia modesta esperienza online possa risponedere ai requisiti; mi piacerebbe crescere ed evolvermi in un’azienda come la vostra.
Per ulteriori informazioni allego il mio cv.

Distinti saluti

Jane Doe


Vediamo nel dettaglio come ho agito:

 

  • invece di “spettabile ditta” mettiamo il nome della azienda.
    “Spettabile ditta”, oltre a essere una formula vetusta, sa di preconfezionato, quindi:
    “se tu che scrivi pensi che io sia come tutti gli altri, immagino non ti offenda se ti scarto come tanti altri”;
  • facciamo perdere meno tempo e togliamo il riferimento diretto all’annuncio:
    tu datore di lavoro – almeno in questo caso specifico – è difficile che alla fine della lettera non abbia capito per quale ruolo mi propongo, se poi vuoi farmi fare il social media manager invece della segretaria beh…penso non avrò nulla in contrario;
  • usiamo formule oggettive parlando di cose oggettive.
    Il “ritengo” è un po’ discutibile: ognuno di noi ritiene di meritare qualcosa in più, ma sono gli altri che devono ritenere che tu lo meriti.
    Se indichiamo in modo secco “faccio questo da tot tempo” è un dato oggettivo.
    E con queste due righe abbiamo sintetizzato quello che il curriculum vuole comunicare:
    ho già fatto in varie occasioni quello che c’è da fare.
  • “….che va oltre quello passivo” in questo caso specifichiamo una premessa:
    tutti hanno facebook per postare link emozionanti, io ho fatto quel qualcosa in più che potrebbe essere quel che serve.
  • “Ho mantenuto la pagina di…”:
    chi legge pensa: “bene allora sai usare gli strumenti da admin di facebook, è sufficiente”.
  • “Ho gestito 7 blog”:
    perché ho scelto di indicare un numero invece di mettere un aggettivo quantitativo?
    Perché “alcuni” può voler dire 2 o 3 .
    Perché “molti” può essere letto come 10 o 15.
    7 rientra nel dominio delle cose oggettive, inoltre è carino, porta fortuna al casinò e se 7 erano i samurai allora deve essere un per forza un bel numero.
  • I link si spiegano da sé e sono un’ottima esca.
    Qualcuno mi potrebbe obbiettare:
    “i link sarebbe più corretto metterli sul cv e non sulla lettera di presentazione!”.
    Semplicemente ci giochiamo le nostre carte prima di tornare nell’anonimato.
    E lo facciamo facendo leva su due elementi: curiosità ed effetto sorpresa

Noi tutti siamo curiosi come scimmie e la diabolica invenzione dei link ipertestuali è una tentazione troppo forte per non cedervi; oltretutto se Dante non ha previsto un girone apposito, possiamo fregarcene delle conseguenze nell’aldilà.
La sorpresa in questo caso è data dal contenuto: le recensioni sono fruibili al volo, le ricette un po’ meno ma le foto di cibo son sempre un bel vedere; le foto raccontano qualcosa di chi scatta e danno un po’ di colore alla situazione.
Il lettore dai link ha desunto un valore “X” del candidato.
Questo valore viene messo in discussione dall’aggettivo auto-valutante “modesta”.
L’aggettivo “modesta” può avere due valenze nella testa di chi legge:

  • “beh, non sa fare un cazzo ma almeno lo sa”
  • “accidenti! È brava e neanche se la tira!”

Quindi in ogni caso funziona e aggiunge qualcosa:
spingerà a dare un’opportunità a chi non è il massimo ma è disposto ad impegnarsi;
spingerà a dare un’opportunità a chi vale e non ha bisogno di darsi un tono.

A proposito della questione “darsi un tono” vi invito a sentire il parere di questo illustre venditore di lubrificanti industriali.

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